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Comunicazione virale: il Balloon Museum di Roma

Il fatto

Grazie al grande successo del primo museo composto da balloon e inflatable art, è stata prorogata la mostra Balloon Museum del PratiBus District a Roma, con file di partecipanti durante tutta la giornata e il tutto esaurito nei weekend. Nonostante il costo del biglietto con poche agevolazioni, nonostante parcheggiare nei dintorni sia difficilissimo, nonostante la location non sia delle più accoglienti, nonostante i servizi extra siano quasi inesistenti, nonostante sia necessario fare a gomitate per godersi le installazioni.

È davvero una mostra così imperdibile?

Non posso rispondere a questa domanda obiettivamente perché non essendo una critica d’arte la mia sarebbe una valutazione molto soggettiva. Ma c’è qualcosa che questa mostra insegna sulla quale vale la pena riflettere. Perché ha richiamato così tanti visitatori? In che modo ha sfruttato i canali di comunicazione attuali?

Partiamo da alcuni dati

  • Un profilo Instagram da oltre 40 mila followers e una pagina Facebook con oltre 56.000 followers ben gestiti.
  • Oltre 5000 post pubblici su Instagram e oltre 1.300 su Facebook pubblicati con l’hashtag della mostra.
  • Feed personali con almeno una foto scenografica e riconoscibile scattata durante la mostra.
  • Mostra organizzata come un enorme set fotografico. Il tema non è viverla ma portarne a casa materiali condivisibili. In particolare condivisibili sui social network (Instagram più di ogni altro).

In quanti hanno saputo resistere alla foto sotto ai palloncini al neon, a quella sui divanetti gonfiabili a quella ancora più nota della testa fra le nuvole? In quanti, soprattutto adolescenti, hanno deciso di recarsi alla mostra abbigliati, pettinati e armati di smartphone solo per poter scattare le foto come quelle viste sui profili social dei loro amici?

Il tema è proprio questo

Il principale canale di comunicazione che ha veicolato le immagini del Balloon Museum invogliando le persone a partecipare sono stati i Social Network, in particolare i profili Instagram di chi ha partecipato e che si è trasformato, con o senza cognizione, in un ambassador credibile e onesto. Il desiderio di avere quelle foto e di poterle pubblicare è stato, a mio avviso, la più importante spinta alla partecipazione di massa.

E la mostra?

Intendiamoci, la mostra è molto carina e, soprattutto per i bambini, è un mondo magico fatto di colori e opere composte da un elemento che per loro significa gioco fin dalla prima infanzia: il palloncino. La vasca di palline è un gioco divertente che regala un sorriso a persone di ogni età. Ma non posso fare a meno di chiedermi se questo sarebbe bastato a motivare gli importanti flussi di persone che hanno partecipato alla mostra.

Una strategia vincente

Complimenti quindi a chi ha saputo comprendere le tendenze più attuali in tema di comunicazione sfruttandone a proprio vantaggio gli strumenti. A chi ha saputo trasformare il visitatore in veicolo con una potenza comunicativa forte, diretta, rivolta a un pubblico forse non raggiungibile dai tradizionali mezzi di comunicazione e soprattutto, quando veicolata su profili personali, gratuita.

Cosa impariamo

Quanto osservato insegna a chiunque organizzi eventi o comunque a chiunque voglia attrarre pubblico, che è fondamentale creare esperienze condivisibili attraverso le immagini, ancor meglio se autoprodotte. E’ una tendenza che vediamo crescere ovunque, con Social Corner dedicati in ristoranti, Alberghi, Negozi, Musei ed Eventi. Le destinazioni turistiche stesse iniziano a muoversi in tale senso incoraggiando a fotografarsi in luoghi riconoscibili e veicolando le immagini (rese belle e scenografiche da smartphone sempre più performanti) presso la propria rete di contatti. Ne è un esempio il clamore nato intorno al Lago di Braies, reso noto da una fiction, è vero, ma portato come destinazione da oltre 10.000 presenze al giorno in alta stagione, anche grazie alle centinaia di migliaia di post condivisi su Instagram che lo ritraggono come la cornice perfetta di fotografie uniche.

 

Quindi il prodotto non conta più?

Certo che conta anzi, proprio la diffusione virale di immagini, informazioni e opinioni, rende obbligatorio partire da un buon prodotto avendo cura di tenerlo costantemente adeguato agli standard qualitativi del mercato di riferimento. Ma non basta. Se vogliamo cavalcare il potere comunicativo che è in mano ad ogni singola persona che possiede uno smartphone e un canale Social, è necessario che quel prodotto venga “adornato” in modo da renderlo immediatamente riconoscibile e, quindi, facilmente comunicabile, possibilmente trasformandolo in un prodotto di tendenza. Non dimentichiamo mai che un’esperienza è quanto più facilmente raccontabile quanto più riusciamo ad aiutare chi la vive a produrre contenuti.

Francesca Novi

 

 

 

 

 

 

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